Monte Abatone e Valle della Mola
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(Greppe S. Angelo, Castel Dannato, Polledrara, Tumulo Campana, Tumulo Torlonia) Il grande poeta latino Virgilio conosceva la città di Caere, un piccolo Municipium erede di un grande passato etrusco, un luogo in cui si poteva percepire lo scorrere della storia e la cui vista poteva ispirare chiunque avesse voluto narrare ai posteri le vicende degli uomini e degli dèi. Sulle sue orme, possiamo ancora visitare i monumenti che lo colpirono al punto di farne lo sfondo della consegna delle armi ad Enea, nel suo poema più famoso, in cui voleva esaltare una stirpe che richiamava la sua origine a Venere e a Troia, e le insegne del suo potere alla vicina Etruria. Si parte dalla via che usciva dalla città a sud/est e si dirigeva verso il Fosso della Mola, seguendo un percorso tortuoso lungo il quale erano disposti in bella vista alcuni dei più sontuosi monumenti sepolcrali etruschi. Si può vedere un tratto di strada basolato, retaggio del periodo romano, affiancato da un monumento dello stesso periodo di incerta identificazione, forse un ninfeo o un mausoleo. Sulla ripida parete rocciosa si possono scorgere numerose tombe che gli etruschi hanno disseminato in tutta la rupe. Più in basso, la strada ha un andamento a terrazze su cui si collocano importanti complessi monumentali. Nel tratto di Greppe di S. Angelo, sulla rupe si aprono gli ingressi di tombe ipogee, con facciate regolarizzate a blocchi di tufo, in un sistema definito "a palazzetto". In una corte, delimitata da muri, erano due porte di peperino (ora al museo di Cerveteri) poste ai lati di una scala, al di sotto vi sono due tombe, di cui una, intonacata, è coperta con una volta a botte, a doppia ghiera di blocchi di tufo, che costituisce la struttura voltata più antica in Italia. Il complesso era decorato da architravi scolpiti e sculture in nenfro e peperino: due sfingi, due leoni e una statua di Caronte, uno dei primi esemplari della statuaria etrusca. La scoperta di quest'area risale agli anni 70, a seguito di scavi clandestini, che portarono oltreoceano importantissimi reperti archeologici, oggi per fortuna in parte recuperati. In fondo alla vallata, il fiume scorre ormai povero di acque, ma al tempo degli etruschi vi doveva sorgere la famosa Fons Herculis, su cui insistono le Terme Romane, i cui resti sono ancora visibili. |
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Qui, secondo Virgilio, Enea avrebbe traversato le gelide acque del fiume e sua madre gli avrebbe consegnato le armi della vittoria. Di fronte la collina boscosa chiamata Monte Abatone, con il sacro bosco dedicato al Dio Silvano, che il poeta descrive, raccontando che Enea con le sue schiere si fermò all'ombra delle sue piante per far ristorare gli uomini e i cavalli e che dalla vetta del monte potevano scoprirsi gli accampamenti degli etruschi, comandati da Tarconte, andati in soccorso di Enea contro Turno e i Rutuli. Si attraversava il fiume con un ponte ormai non più visibile, ma si può ancora salire sul pianoro passando dalla "tagliata" della Polledrara, sui cui fianchi sono scavate molte tombe arcaiche. Sulla cime del pianoro, nella meravigliosa campagna, scopriamo le greggi al pascolo, che ci ricordano le parole del poeta Licofrone che rammenta come numerosi armenti vagassero per le selve di Agylla e le chiamava pecorose, dalla quantità di pecore che vi pascolavano. Vi si ergono gli enormi tumuli degli antenati etruschi, con i loro immensi tesori, con i monumenti sontuosi dalle facciate rupestri, ampi cortili, scalinate, corridoi scavati nella roccia, false porte, con grandi camere e profonde alcove scolpite, in cui venivano accumulati oggetti preziosi e prodotti di artigianato artistico. Qui si possono visitare almeno due importanti monumenti scavati nell'800: il tumulo Campana del VII secolo a.C. e il tumulo Torlonia, IV secolo a.C., scavato nel 1836 per conto del principe di Ceri. Se il sommo poeta visitò questi luoghi di sicuro fu preso da grande ispirazione, per il senso di mistero e di prodigo che essi trasmettono. Ci piace immaginare che si facesse accompagnare da un àugure e magari , mentre osservavano gli imponenti monumenti e si interrogavano sul loro profondo significato, forse ….. ...........all'improvviso si levarono in volo uccelli, che indicarono la strada nel cuore del cielo, là dove si decidono i destini degli uomini. |