Area Archeologica
LE NECROPOLI CERETANE
Con una continuità d’uso che va dal IX sec. a.C. fino alla dominazione romana, le necropoli ceretane hanno interamente circondato il pianoro sul quale sorgeva la città. L’enorme estensione di 450 ettari, le annovera a livello mondiale, seconde solo alle necropoli egiziane. Le necropoli più vaste sono quelle della Banditaccia, l’unica aperta al pubblico, e di Monte Abatone. A queste si aggiungono i sepolcreti minori: Cava della Pozzolana, il Sorbo, Macchia della Signora, S.Paolo e la Necropoli Rupestre di Greppe S. Angelo. Le migliaia di tombe con le loro diverse tipologie testimoniano l’evoluzione economica, culturale e religiosa dei Ceriti. L’architettura funeraria è mirata dalla costante ricerca di assimilare le tombe a vere e proprie case, dove, secondo le credenze etrusche dell’oltretomba, il defunto poteva continuare una sorta di vita in un ambiente a lui familiare, circondata da oggetti personali e scorte di viveri. Simbolo delle necropoli ceretane è il tumulo, una struttura circolare ricavata dal tufo con un accumulo di terra sovrastante, che racchiude una o più tombe della stessa famiglia. Nell’età del ferro (IX – VIII sec. a.C.) è diffusa la cremazione dei defunti: le ceneri venivano disposte in urne e seppellite in buche cilindriche ricavate nel tufo. Nel rituale funebre ben presto si sostituisce all’incinerazione l’inumazione, e già dall’inizio del VII sec. a.C., dopo una prima fase caratterizzata da sepolture singole a fossa, compaiono le prime tombe a tumulo, con basamento circolare sagomato e camere ipogeiche. Queste sono in parte costruite a blocchi con il sistema della falsa volta e testimoniano l’alto grado di abilità tecnica raggiunta. I principi etruschi dell’epoca orientalizzante (VII sec. a.C.) ostentano la raggiunta ricchezza con la costruzione di tumuli monumentali di enormi dimensioni e con piante d’interno sempre più complesse. La massima fioritura della civiltà etrusca viene raggiunta nel VI secolo: nella Necropoli l’architettura funeraria rispecchia questo periodo aureo con tombe a camera si grande raffinatezza nei loro interni: oltre ai letti funebri, differenziati per sesso, si ricavano dal tufo sedie con poggiapiedi, cornici e decorazioni lungo le pareti, scudi in rilievo, colonne con capitelli decorati e dipinti, soffitti scanalati e pareti abbellite con pitture figurative e ornamentali. La necessità di una più razionale distribuzione degli spazi nelle aree sepolcrali, suggerisce a partire dalla metà del VI sec. a.C., la costruzione di tombe a forma quadrangolare, le cosiddette tombe a dado, imitanti l’esterno delle case e talvolta disposte su un’unica fila. Il declino economico-politico del V e IV sec. a.C., associato alle nuove credenze religiose, ancorate alla mitologia greca, si riflette profondamente nelle necropoli. La tomba assume un impronta puramente funzionale come luogo in attesa del trasferimento nel regno degli inferi. I tumuli di una volta vengono sostituiti da tombe sotterranee composte da un unico grosso ambiente con uno o più pilastri, loculi e banchine correnti tutti intorno alle pareti. Ad un’architettura sepolcrale semplice ed uniforme fanno eccezione i fastosi ipogei delle nuove aristocrazie locali. Oltre ai tumuli, ai dadi e agli ipogei, vi furono in ogni tempo anche semplici tombe a fossa, a cassa di pietra e a loculo, destinate agli strati più poveri della popolazione. In quest’epoca si assiste anche al fenomeno del riuso di tombe più antiche. |